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«con la costellazione qualcosa è introdotto nel mondo. Essa è una realtà in se stessa e non un poema che parla di…»
Si possono creare poesie astratte in vari modi. E proprio in questo consiste il dilemma: come renderle plausibilmente comprensibili? Eugen Gomringer ha tentato di fornire una risposta già con le sue prime poesie concrete. Nel 1954 la Neue Zürcher Zeitung pubblica il suo manifesto «vom vers zur konstellation. zweck und form einer neuen dichtung» (che in seguito è stato rielaborato e stampato più volte, anche in traduzione italiana: «Dal verso alla costellazione. Scopo e forma di una nuova poesia», in Modulo, Genova, 1/1966). In questo scritto programmatico Gomringer mette in relazione la Poesia Concreta con le esigenze del progresso tecnologico e scientifico e della società contemporanea. L’uomo contemporaneo vuole comunicare in modo rapido. La sua quotidianità è dominata anche sul piano visivo da parole chiave e titoli di giornale. E una tale pregnanza e incisività esige, come nel caso dell’Arte Concreta, una nuova forma di espressione visiva e grafica. A tale scopo espedienti come scrivere tutto in minuscolo, ricorrere a effetti tipografici e limitare il numero di parole gli sembrano più adeguati rispetto al verso libero: «la nuova poesia è semplice e chiara sia nel suo insieme che nelle sue singole parti, diviene un oggetto visivo e di uso quotidiano: oggetto di pensiero – gioco di pensiero. stimola la riflessione con la sua concisione e la sua brevità. si impregna facilmente nella memoria sia nella sua dimensione testuale che in quella visiva.» Il modo più consono per realizzare questo tipo di poesia è rifarsi al concetto di «costellazione» coniato dal poeta francese Mallarmé (1842–1898). La costellazione – intesa come un ordinamento grafico e visivo di parole e come un campo di forze ludico – consente innumerevoli combinazioni e variazioni linguistiche.
(Severin Perrig; traduzione italiana di Paola Gilardi)
Traduzione del titolo: dal verso alla costellazione
NZZ, Zürich 1954
ISBN: 3-901190-19-8