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Sara Lonati

Dal fondo Grytzko Mascioni

Veduta La poesia e l’arte per Grytzko: un «manifesto privato»

La tua purezza
è greca
e bianco-azzurra:
taci nel giro
d'ineffabili numeri
e ti tramuti in luce
al morbido piegarsi
dei volumi.


«Mai capito davvero, cosa sia: la poesia», scriveva Grytzko Mascioni nel 1990 nell'introduzione a un volumetto di liriche di Ottorino Villatora. Difficile credergli guardando quest'ultimo inedito rinvenuto nella parte del lascito che copre il periodo iniziale e culminante (anni Cinquanta-Ottanta) dell'attività artistica del grigionese di Brusio, nato in Valtellina.

A vent'anni, all'universitario di casa a Milano, dove compie gran parte degli studi senza tuttavia terminarli, l'essenza poetica parrebbe già chiara, o così almeno sembra stendersi fluidamente sulla pagina bianca. Di tale pagina non banalmente scritta, ma più propriamente fregiata da un monocromatismo grafico puro e netto, non abbiamo che questa stesura milanese datata 12 febbraio 1956: piccola opera d'arte privata, non semplice manoscritto.

La dedica a Gino, zio materno dello scrittore, apre una dimensione privata, consona al lirismo, per poi graficamente e testualmente definirsi in maniera metapoetica. Si tratta di un vero e proprio manifesto pittorico e poetico mascioniano, in cui testo e immagine nascono dalla china nera impugnata dalla mano fluida dell'artigiano-artista a tutto tondo, prima ancora che uomo di punta della Televisione della Svizzera Italiana.

Il volto di una donna, benché disegnato a china, forza la bidimensionalità. Quasi marmoreo, presumibilmente si erge a effigie della poesia, da sempre per Mascioni incarnata dalla poetessa greca Saffo, con la quale aveva esordito nella scena letteraria come traduttore a soli diciassette anni e alla quale dedicherà venticinque anni dopo questo manifesto l'omonima biografia di successo (Premio Comisso 1982).

La poesia per l'italo-svizzero (Gran Premio Schiller 2000) è dunque femminea purezza greca, madre dell'odierna smemorata civiltà occidentale, nonché ineffabile nella sua musicalità numerica dei versi, sotto i quali si celano giambi e adonii, in omaggio a Saffo. Una musica nata dal silenzio, divenuta infine luce, chiarìa sulla pagina ora ritrovata.

Questo contributo rientra nell'ambito della serie «Vedute» dell'Archivio svizzero di letteratura (ASL). Altre trouvailles d'archivio verranno pubblicate regolarmente in questa sede con l'autorizzazione dell'ASL e degli autori. Di recente pubblicazione: Franco Beltrametti.

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