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«On voit bien que du côté de chez Swann on n’a jamais souffert de la faim: on respectait la nourriture, maigre et chèrement acquise, du côté de chez Cherpillod.»
Dopo gli studi in filologia classica, il vodese Gaston Cherpillod (1925-2012) pubblica due raccolte di poesie e inizia a insegnare, rischiando il licenziamento per disturbo della quiete notturna e oltraggio nei confronti di un poliziotto. Per finire perderà il posto a causa della sua appartenenza al partito operaio e popolare POP. Sposato da dodici anni e padre di un figlio, nel 1969 pubblica la sua autobiografia «Le Chêne brûlé» [La Quercia bruciata]. Il titolo riprende il nome di un luogo miserabile in cui Gaston Cherpillod ha trascorso una parte della propria infanzia, ma si riferisce soprattutto all’autore stesso che, pur segnato dalle privazioni, dalla lotta per la sopravvivenza e colpito dal «fulmine» dall’epilessia, riesce a mantenere salda la sua passione, nell’amore come nell’odio. Primogenito di un operaio e di una serva di masseria, è un allievo brillante e ha la possibilità di proseguire gli studi all’università; ciò lo porta, come constata lui stesso con lucidità, a perdere la sua appartenenza alla classe operaia senza aderire alla piccola borghesia. Cherpillod tenta di «riconciliarsi con gli uomini» attraverso la scrittura, ma il suo stile è inclassificabile, come la sua persona: l’erudizione è affiancata al gusto per la ribellione e la provocazione, forme grammaticali sofisticate e figure retoriche si mescolano a invettive blasfeme, espressioni raffinate vengono accostate a un linguaggio crudo. L’energia di questa particolare forma di eloquenza, la forza di contestazione e un malizioso senso dell’umorismo caratterizzano l’intera opera di Gaston Cherpillod.
(Ruth Gantert; traduzione italiana di Paola Gilardi)
Traduzione del titolo: La Quercia bruciata
L’Aire/Coopérative rencontre, Lausanne 1969
ISBN: 978-2-8251-2497-0