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«Vom Sinn eines Tagebuchs: [...] Man hält die Feder hin, wie eine Nadel in der Erdbebenwarte, und eigentlich sind nicht wir es, die schreiben; sondern wir werden geschrieben. Schreiben heißt: sich selber lesen. Was selten ein reines Vergnügen ist .»
È possibile che Max Frisch abbia tenuto un diario personale, ma gli appunti contenuti nella raccolta intitolata «Diario d’antepace 1946-1946» erano destinati sin dall’inizio alla pubblicazione e dovevano contribuire a plasmare l’immagine di uno scrittore impegnato. Dalle annotazioni traspaiono quindi solo poche idee spontanee o riflessioni personali, il diario rivela piuttosto una struttura composita e ponderata. Si ha la possibilità di seguire Frisch nella ricerca della propria autodeterminazione in quanto scrittore e s’incontra al contempo l’architetto, che racconta non senza orgoglio della realizzazione e dell’apertura della piscina Letzigraben a Zurigo. I suoi resoconti di viaggio e le considerazioni sull’Europa del dopoguerra, sui paesaggi desolati delle città rase al suolo e sugli abitanti, sono particolarmente significativi sul piano storico. In queste pagine lo scrittore funge da sismografo.
Max Frisch riflette anche sulla scrittura e sulle sue letture, sul suo rapporto con Bertolt Brecht o Albin Zollinger, che incontra durante un’escursione. Il diario contiene inoltre schizzi autobiografici e letterari, come la prima versione di «Öderland» che – con il «Diario con Marion» e «Non farti immagine alcuna» – può essere considerata fra i passaggi centrali del volume. È sorprendente constatare che in questo diario sia già abbozzata a grandi linee l’intera opera letteraria successiva di Frisch, che potrebbe essere letta a partire da queste annotazioni. Oltre a fornire un’analisi della sua epoca, questo suo primo diario consente di conoscere da vicino il processo di elaborazione della scrittura e del pensiero. È inoltre divenuto un modello come genere letterario.
(Marc Caduff, trad. di Paola Gilardi)
Traduzione del titolo: Tagebuch 1946-1949
Feltrinelli, Milano 1962
ISBN: 978-3-518-37648-5
«Homo faber», pubblicato nel 1957, è l’opera in prosa di Max Frisch più conosciuta a livello interna…