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«No, tu non hai voluto morire, guardati, hai fatto di tutto per sopravviverle; hai già programmato i figli che verranno e per questo non l'hai voluta vedere.»
Dopo un’intensa e infaticabile opera di traduttrice dal tedesco (in particolare dei «Diari» di Klemperer e dei romanzi di Thomas Berhard), Anna Ruchat esordisce a quarantacinque anni con questo denso libro di racconti, trovando immediatamente un tono personalissimo: un tessuto narrativo laconico, screziato dagli accenti di una profonda commozione per la vita.
Tra la cronaca intima di un aborto spontaneo («Un lutto bianco») e le vicende poetiche e scombinate di un sarto girovago («In questa vita»), l’autrice incastona un racconto lungo dalla densità polifonica: «Ballata dei soldati senz’armi». Seguendo le strofe di una celebre canzone di Georges Brassens, dispiega un dolente canto alla memoria di coloro che hanno abbassato le braccia troppo presto: «ecco ciò che rimane agli atti di una memoria impietosa: occhi lucidi e lampeggianti di un bambino che poteva diventare tutto».
(Pierre Lepori)
Casagrande, Bellinzona 2004
ISBN: 88-7713-387-2