Friedrich Dürrenmatt

Il sospetto

«Die Freiheit ist der Mut zum Verbrechen, weil sie selbst ein Verbrechen ist.»

Friedrich Dürrenmatt ama scrivere romanzi polizieschi che in apparenza si attengono all’usuale trama del genere giallo, mentre in realtà la portano ad absurdum. È il caso anche de «Il sospetto», in cui il commissario Bärlach, gravemente malato e ormai vicino alla morte, sospetta che il dott. Emmenberger, primario della clinica Sonnenstein di Zurigo, abbia un passato torbido e che durante il regime nazista, sotto falso nome, avesse lavorato in un campo di concentramento, dove effettuava operazioni chirurgiche senza anestesia. Per suffragare il suo sospetto si fa internare nella clinica sotto mentite spoglie. Emmenberger, tuttavia, che aveva intuito da tempo le sue intenzioni, lo minaccia di morte, se il commissario non è disposto a dichiarare di credergli fermamente allo stesso modo in cui il medico crede nella libertà e nel crimine. Il commissario avrebbe dovuto rassegnarsi a tacere, se non fosse intervenuto l’ebreo Gulliver, come un deus ex machina, a liberarlo dalla sua posizione alquanto rischiosa…
In tutti i suoi romanzi polizieschi Dürrenmatt lascia i personaggi in balia del caso, che intralcia i loro piani. Ne «Il sospetto» il colpevole sa ad esempio in anticipo che il commissario intende tendergli una trappola indagando nella sua clinica sotto falso nome.

(Rudolf Probst, trad. di Paola Gilardi)

Traduzione del titolo: Der Verdacht

Feltrinelli, Milano 1987

ISBN: 978-88-0781133-3