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« Asseyons-nous au milieu des airelles Simplement pour aimer leur dire Leur beau nom d'air qui ruisselle »
Nell’opera di Anne Perrier, una delle più importanti poetesse della Svizzera romanda, di cui la modulazione principale è sicuramente la ricerca di una sempre maggiore sobrietà, spicca particolarmente «Feu les oiseaux» (Uccelli che furono) del 1975.
Il libro è composto da una sessantina di terzine. La poetessa, in ogni componimento, fa intervenire una stupita giustapposizione di due fenomeni – come in un haiku – e usa simultaneamente immagini che ricorrono al pensiero simbolico. L’attrito tra i due approcci è fruttuoso e agisce come se demoltiplicasse le loro reciproche ricchezze.
Un forte amore per la vita terrestre rischiara l’insieme della raccolta, anche se esso è costantemente lacerato dal desiderio d’assoluto e da un sentimento esacerbato della finitezza umana, mescolando il dolore estremo alla gioia. Ogni lettore, secondo il proprio temperamento, sarà più sensibile al grido o al canto. La forza di Anne Perrier è d’aver saputo nutrire l’una con l’altra per offrire amore a ogni singola parcella del mondo, anche la più infima, anche quella scomparsa:
«Il gelso morente
m’ha lasciato la sua ombra
fruttata»
Tutta presa dall’ascolto delle cose, dei paesaggi di cui è partecipe, Anne Perrier lava le parole; escono dalla sua penna fresche, come «riscattate», pronte a trovare «il paradiso del linguaggio» che la poetessa sogna essere «dopo di noi».
(Françoise Delorme, trad. Roberta Deambrosi)
Traduzione del titolo: Uccelli che furono
Payot, Lausanne 1975
ISBN: 2-601-00324-3