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«Elle arrive un matin de février. Elle n'est pas sa première souffrance, et pourtant elle précipite son isolement. Elle a été installée dans la partie inférieure de la nécropole. Un territoire maudit sans véritables limites, réservé aux enfants.»
«Mai abbandonare un bambino, nemmeno sottoterra». Questa massima di fedeltà accompagna l'affascinante racconto di Thomas Sandoz. L'uomo, precocemente, invecchiato è giardiniere in un cimitero. Cura i fiori che ornano le tombe, coltiva scrupolosamente il ricordo dei bambini morti e troppo presto dimenticati dai vivi. Con lentezza, seguendo i gesti ritualizzati del giardiniere, la lingua poetica dell'autore respira la solennità dei luoghi, ci chiama al rispetto e al raccoglimento. Ma la devozione del personaggio assume progressivamente contorni inquietanti. Il giardiniere elabora il suo «progetto»: dissotterrare i bambini per non separarsene mai più. Il racconto segue il suo protagonista nella sua follia; il risultato è di una bellezza perturbante. «Même en terre» si occupa in modo molto intenso del nostro rapporto con la morte. Di fronte a chi non sa più fermarsi un istante per curare i propri morti ed è pronto a trasformare il cimitero in un progetto immobiliare, la sola risposta possibile – anch'essa patologia – sembra essere l'atto di profanazione del giardiniere.
Marion Rosselet, traduzione di Sandra Clerc e Yari Moto
Versione lunga in francese
B. Grasset, Paris 2012
ISBN: 978-2-246-79820-0