Demian Lienhard

Ich bin die, vor der mich meine Mutter gewarnt hat

«Il tempo non guarisce affatto. Scorrere è tutto quello che può fare. E nemmeno questo lo sa fare bene.»

La storia di Alba, Jack, Gerold e i loro compagni di avventura ci riporta negli anni settanta-ottanta, al tempo in cui il boom economico ha divorato i suoi figli. A Baden c’è un ponte che attraversa il fiume a un’altezza di oltre venti metri. Rolf, Martina e Kai hanno già saltato da lì. Alba ha calcolato che in assenza di vento si cade per 2,08 secondi. Per se stessa sceglie invece un’altra strada: si taglia le vene, eppure nel profondo dell’inverno il sangue non vuole scorrere. Così arriva in ospedale, dove Jack va a trovarla, le porta un gelato, a volte champagne. Alba, quasi vent’anni, racconta la sua storia con laconica leggerezza, come se non fosse successo niente. D’altronde ha già perso la sorella e due padri. Da quando sta con Jack e rimane spesso a dormire da lui, perde di vista anche la madre. Alba e i suoi amici si rifugiano in un sarcasmo amaro e cercano aiuto nella droga. Dopo la maturità si incontrano di nuovo al AJZ – il centro giovanile autogestito – e sullo Platzspitz di Zurigo. L’erba ammorbidisce e l’eroina è come un abbraccio senza contatto. Il racconto laconico di Alba rivela sempre più esplicitamente la sua disperazione assopita. Nel suo romanzo Demian Lienhard riesce a trovare il tono giusto per raccontare questo vissuto superando il pericoloso abisso tra nonchalance e gravità estrema, senza mai esagerare. Quella che è facile da leggere si rivela essere una tragicommedia nera come la pece che forse finisce bene, forse no.
(Beat Mazenauer)
   
Premi svizzeri di letteratura 2020

Frankfurter Verlagsanstalt, Frankfurt 2019

ISBN: 978-3-627-00260-2