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« Planer Le long hiver, le dégel Un plus lointain appel »
«Nessun grido tranne quello, soffocato, della nebbia». Il lettore, a seconda del proprio umore, accederà all’universo di « Eboulis et autres poèmes » [Ghiaioni e altre poesie] portando con sé l’angoscia profusa dalla fragilità dell’esistenza che s’incrina alla minima apparizione – e dunque schegge di paesaggi o di coscienza, ma anche una gioia esile e minacciata. Trasportata dalla luce originata da continui mutamenti che ci sballottano tra ombre e fulgori di ogni sorta, la nebbia – mentre cala, si alza o si dirada – attutisce gli shock. Tutto è leggero. La scrittura di Pierre Chappuis è caratterizzata da rotture e riprese, collisioni e dissolvenze. I versi si frammentano, malgrado aspirino a un respiro più ampio; ampio poiché le parole evocano immensi paesaggi intravisti, sensazioni che il poeta non vuole lasciare ignorate. Gli enunciati del poema scorrono in una specie di continuità fluida, perfino nello sgretolamento o nella scomposizione e ricomposizione di elementi disparati. Nulla è incoerente nel disordine che inventa il mondo. Le poesie, straziate fra un’adesione attonita e ardente alla vita e un’impellente inquietudine, modellano l’abito lacerato del mondo in una lingua «smantellata» eppure attraversata da una vena di «meraviglioso» che sparisce e riappare come l’acqua zampillante di una sorgente viva, la cui evocazione ricorre spesso e scandisce l’avventura.
(Françoise Delorme; traduzione italiana di Paola Gilardi)
Traduzione del titolo: Ghiaioni e altre poesie, preceduto da Sottratto al tempo
Editions Empreintes, Moudon 2005