Mariella Mehr

Labambina

«Hat keinen Namen, Daskind. Wird Daskind genannt. Oder Kleinerbub, obwohl es ein Mädchen ist. Wenn den Frauen im Dorf danach zumute ist, wird es Kleinerbub genannt, oder Kleinerfratz, zärtlich. Auch Frecherfratz, wenn Daskind Bedürfnisse hat, oder Saumädchen, Hürchen, Dreckigerbalg.»

Labambina non ha né nome né diritti e vive in affidamento. Regolarmente il padre affidatario la punisce, il subinquilino abusa sessualmente di lei e la madre affidataria la ammonisce con la sua aspra morale. Tutti quelli che le mettono le mani addosso non corrono nessun rischio – tuttavia ciò non rende felici neanche i colpevoli. Il primo romanzo della trilogia di Mariella Mehr narra le dolorose vicissitudini di una bambina adottata in una comunità di persone a loro volta relegate fra gli emarginati, dove i confini tra il bene e il male, tra giusto e sbagliato si confondono. Sebbene Labambina, maltrattata e trattata con disprezzo, sia una vittima da compatire, tenta in tutti i modi di opporre resistenza.
Il romanzo illustra in maniera emblematica l’angosciosa atmosfera di ottusità, ipocrisia e aggressività che pone, senza via di scampo, vittime e colpevoli sullo stesso piano. L’autrice descrive questa miseria tramite un linguaggio impulsivo ed espressivo. Con parole brusche, spigolose, provocatorie, dirette e frasi che inceppano in incertezze grammaticali dà voce soprattutto al muto smarrimento della bimba; rappresenta questa dura realtà accentuandone i tratti in modo radicale. La stessa Mariella Mehr proviene da una famiglia di nomadi, che venne smembrata negli anni Cinquanta nell’ambito dell’azione «Bambini della strada».

(Beat Mazenauer, trad. di Paola Gilardi)

Traduzione del titolo: Daskind

Effigie edizioni, Milano 2006

ISBN: 3-312-00210-9